Uno dei quei tarli di cui ho parlato altrove, che si insinuano nella mente e non mi lasciano mai in pace è il bike park. Nel 2007 ho cominciato a pensarci seriamente e ho raccolto una discreta quantità di documenti, immagini e preventivi. Ovviamente non avrei potuto realizzarlo privatamente, ma sarebbe stato necessario coinvolgere una amministrazione comunale.

Non mi sembrava però credibile, uno che si presenta all’assessore di competenza come semplice appassionato. Forse sbagliavo, ma allora avevo questa convinzione. Quindi si trattava di capire quale tipo di qualifica minima sarebbe stata necessaria. Dopo il solito giro di “consultazioni” decisi che iI primo step sarebbe stato il brevetto di Accompagnatore mtb, poi avrei ragionato su quello di maestro. Poteva essere comunque un modo per valutare il mio livello di preparazione e migliorarlo ulteriormente. Nella peggiore delle ipotesi mi sarei regalato una vacanza di 4 giorni, una totale full immersion in mtb.
Apro una parentesi, io mi emoziono se solo devo ordinare una birra al bar, ma se si tratta di raggiungere uno scopo, allora metto la maschera di bronzo e parto all’attacco. Fu proprio così che conobbi Luca “Il pazzo” di Tuttomtb, in occasione della Townhill in Città Alta a Bergamo, sempre nel 2007. Rotto il ghiaccio, gli scrissi in seguito per chiedergli un consiglio e poi ci sentimmo anche per telefono. Ricordo che era un sabato e mi rispose mentre stava andando a Les Deux Alpes per un servizio. Che gentile, e che bel lavoro si era trovato ! Dal colloquio venne fuori il nome della Associazione Mountainbike Italia. In quattro e quattr’otto ero già iscritto al corso che si sarebbe tenuto a Pavullo nel Frignano (MO) dal 6 al 9 settembre dello stesso anno.
Ho dei ricordi bellissimi di quell’esperienza. A partire dalla suggestione del viaggio di andata, con il sapore dell’avventura e dell’imprevedibile. L’arrivo in albergo in tarda serata e l’accoglienza degli istruttori e poi l’incontro con altri biker di ogni estrazione e provenienza.
Il corso alternava le lezioni teoriche (sia sul campo, sia in albergo) a lezioni pratiche sul campo. Gli istruttori ci portavano di volta in volta sui percorsi che avevano preventivamente allestito con ogni sorta di difficoltà. A turno effettuavamo la prova sotto lo sguardo attento di 2/3 di loro che ci seguivano costantemente con in mano una tabella sulla quale riportavano i singoli voti. Ogni passaggio doveva essere affrontato lentamente, in modo da stigmatizzare e mettere a nudo la gestualità e la tecnica del biker.
Molto spesso terminavo il test con il cuore in gola e la salivazione azzerata.
corso accompagnatori
Sebbene il tempo fosse splendido, riuscii quasi ad ammalarmi e trascorsi almeno una notte con la paura di dover abbandonare, ma con il supporto a distanza della mia infermiera personale (mia moglie) riuscii a rimettermi in sella. Le disavventure però non erano finite. Non per niente mi chiamo Wile !
Dovevo eseguire una prova sulla tecnica di arresto e ripartenza, che prevedeva ad un certo punto di appoggiare la pancia sulla sella. Purtroppo, a causa del fondo molto instabile, mi appoggiai con il torace, incrinandomi una costola. Ancora una volta rischiavo di veder svanire la vacanza, il corso e il brevetto.
“Quello che non mi uccide, mi fortifica…”»…direbbe Friedrich Nietzsche e forse è proprio così, visto che tra una prova e l’altra arrivò anche il giorno dell’esame finale.
Come ogni mattina ci recammo a prelevare le bike in un garage li vicino e, sorpresa delle sorprese….il mio pneumatico anteriore era completamente a terra. Quel giorno erano convenuti anche altri biker, che dovevano sostenere la prova “di riparazione” o di rinnovo del brevetto. Quindi mi ritrovai a sostituire la camera d’aria (attento ovviamente ad eseguire perfettamente la procedura spiegata dagli istruttori pochi giorni prima) circondato da decine di sguardi incuriositi.
Al termine rimisi confusamente le cose nello zaino, con l’aiuto di un compagno di corso e partimmo verso il luogo dell’esame.
Il percorso era un compendio di tutte le cose viste nei giorni precedenti, anzi c’erano alcuni passaggi davvero insidiosi, alternati a brevi strappi in salita e discese con curve molto strette in contro pendenza e con radici affioranti. Tutto calcolato con estrema precisione per metterci in difficoltà e verificare cosa avevamo realmente assimilato nei tre giorni precedenti. Io stavo facendo una discreta prova, quando in un passaggio sotto dei rami molto bassi, ne presi uno con lo zaino ! Che disdetta ! Fra le altre cose, mi ero presentato con uno zaino da circa 30 litri, solo a causa di un malinteso nell’interpretare la check list per l’iscrizione. Altrimenti avrei avuto il mio micro zainetto, per niente ingombrante.
Risultato finale, 4° su 20 partecipanti, dietro a tre ragazzini davvero in gamba.

4° come la mia tabella porta numero. Quando si dice il destino !
n.4

Non posso negare che fui sorpreso e orgoglioso, visto che quello era il frutto del mio lavoro da biker solitario autodidatta, non più giovane, con qualche limite fisico di troppo e una bike AM appena acquistata.

http://wileworld.altervista.org/corso-accompagnatore/


Corso tecniche trial

Come ho raccontato a proposito del corso Accompagnatore, il mio obiettivo iniziale era quello di riuscire a conseguire il diploma di maestro mtb. Lungo tutto il percorso formativo si potevano acquisire crediti anche frequentando altri corsi specifici, su tematiche come la navigazione, la meccanica, la tecnica di guida, ecc.
In particolare, sempre nel 2007, mi incuriosì quello sulle “tecniche trial applicate alla mtb”, che si sarebbe svolto il 20 e 21 ottobre a Romano D’Ezzelino (VI), sotto la guida del grande Simone Temperato (il “Magico Tempe”) e così mi iscrissi senza esitare.
La location era all’inizio della Valle di Santa Felicita, ai piedi del Monte Grappa, in un suggestivo scenario selvaggio e roccioso.
Valle di Santa Felicita
Il primo giorno la lezione si svolse interamente nei pressi di una piattaforma in cemento, situata nel boschetto proprio di fronte all’albergo dove pernottavamo.
Simone ci spiegava ogni singolo esercizio e poi noi tentavamo di mettere in pratica quanto visto e ascoltato, ma i fallimenti non si contavano. L’unica consolazione era vedere altri biker nelle stesse condizioni. Come si dice: “mal comune, mezzo gaudio !”
Nonostante il maestro continuasse ad elargire preziosi consigli e correzioni, mi sembrava di essere tornato alla mia infanzia, quando cercavo di imparare ad andare in bici, girando in una stanza vuota, mentre mia madre mi osservava di tanto in tanto, distogliendo lo sguardo dal suo lavoro.
Come scrissi allora nel mio commento post corso, non sono tecniche che si possono apprendere in qualche ora e soprattutto i progressi all’inizio non si vedono. Ci sono cose che riesci a migliorare di volta in volta, anche solo concentrandoti sulla corretta sequenza dei movimenti da eseguire. Invece in quel caso sembrava tutto molto più difficile, incomprensibile, quasi avvilente.
La risposta arrivò quasi come un rimprovero, proprio da Simone:
“L’equilibrio prima di tutto” !
Ricetta semplice e basilare direi per qualunque sport, ma soprattutto per chi deve guidare un mezzo in costante interazione con la legge di gravità. L’equilibrio è una abilità che si può acquisire solo con l’esercizio e il tempo, provando e riprovando, ragionando su cosa si è fatto, ma anche “dormendoci sopra”, per dare modo al nostro cervello di elaborare e memorizzare una quantità notevole di sensazioni mai sperimentate prima.
Il giorno seguente ci trasferimmo sui sentieri della zona. Non prima però di avere fatto la foto di rito sul Ponte di Bassano, con Simone di fianco a me, che se ne stava immobile in surplace con la ruota anteriore sollevata da terra !
trial Bassano
Proseguimmo quindi con esercizi sulle situazioni più impegnative che si possono incontrare lungo i trail, ad esempio come affrontare uno stretto tornante in discesa, oppure dei gradini e così via.
Il tempo trascorse velocemente e in breve ci ritrovammo di nuovo all’albergo, per i saluti di rito e i ringraziamenti.
Non so quanto riuscii ad imparare in quelle due giornate, ma di una cosa sono tuttora certo, la molla era scattata.
Da quel giorno non ho mai perso l’occasione per riprovare quelle strane ed emozionanti sensazioni, che si percepiscono attraverso le mani e le suole delle scarpe, quando si iniziano a governare le forze generate da ogni singola interazione del binomio biker-biker in condizioni di equilibrio.
Si tratta di una di quelle “scimmie”, che se ti prendono non ti lasciano mai più, indipendentemente dal livello dei risultati raggiunti e non importa se alla fine i miei sono piuttosto mediocri.
Quel che conta è la magia di riprovarci ogni volta.

Grazie ancora Simone !

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