Per i “mugellani non biker”, il numero 44 non dice molto: non è il numero di un pilota che correva nel famoso circuito, non ha un significato religioso, non è il numero civico dove abitava un celebre personaggio. Anche per gli appassionati di trekking non “dice” poi molto: già perché a piedi, il sentiero 44 non è un gran che; la fonte dell’Apparita è l’unica cosa segnalata sulle guide insieme alla fattoria di Valleppero (i toscani per i nomi sono sempre stati molto fantasiosi…influenza di Dante?).
Le guide cartacee sui sentieri CAI però non hanno considerato che un toboga modello pista da bob non è particolarmente divertente da percorrere a piedi, ma in mountain bike, soprattutto se carrozzata per la discesa è una delle tipologie di single track fra i più divertenti in cui tuffarsi. Se a questo si somma il fatto che non lo percorre quasi mai nessuno a piedi (magari proprio per la mancanza di punti di interesse segnalati), diventa un eden per i biker.



Si può arrivare al sentiero 44 in vari modi visto che incrocia perpendicolarmente lo “00” in uno dei punti di massima quota (1.100 c.a.) in questa sezione di appennino. Si trova praticamente a metà strada, o per meglio dire, a metà sentiero fra il Passo del Giogo e il più famoso Passo della Futa sulla direttrice Firenze-Bologna.

 

Dal Passo del Giogo però lo “00” è impraticabile per la presenza di una foltissima vegetazione di felci che costringe a scarpinate frequenti…con tanto di bici in spalla . Se si parte da Scarperia o Sant’Agata è molto più agevole la forestale di Fonte Fredda (sentiero 42). Arrivando da Sant’Agata sul 42 si incrocia la forestale, da prendere a sinistra e percorrere per intero, godendosi lo spettacolo dei meravigliosi boschi e panorami che si aprono ad ogni curva. Il tratto finale, da prendere a destra duecento metri prima del ruscello che determina la fine della forestale, è veramente “ritto” come si dice nel Mugello. La pendenza supera abbondantemente il 20% su terreno ricoperto di foglie: quando leggermente umido o bagnato, cioè praticamente per tutto l’inverno, è una sfida per chi vuole migliorare o mettere a punto le doti di guida.

 

In alternativa si può percorrere sempre il sentiero 44 in salita fino alla Fonte dell’Apparita per tenere poi la sinistra abbandonando il sentiero e preparandosi per la durissima salita: in questo caso il termine “ritto” è veramente riduttivo.

 

Il giro più bello per condire la preannunciata discesa con una salita piacevole e sufficientemente tecnica in molti punti, è con partenza da Sant’Agata, piccolo borgo d’altri tempi nel comune di Scarperia. Si inizia su un tratto asfaltato, segnato come 42-44 dal CAI, per scaldare le due leve che si trovano fra i pedali e la sella. In breve tempo, ma guadagnando molti metri di dislivello si giunge all’incrocio che separa i due sentieri. Tenendo la destra si prosegue sul 42 fino alla forestale di cui sopra (Fonte Fredda), mentre tenendo la sinistra si prosegue per altri 600 metri su asfalto che si abbandona per iniziare a “strappare” in salita su una non troppo (ma neanche poco) impegnativa carrareccia.

 

Da qui inizia la magia per chi vuole sfidare se stesso in salita, non contro il cronometro, ma contro i numerosi passaggi tecnici che si possono andare a cercare lungo l’ampia sede del tratturo: si possono inventare linee semplici per evitare gli ostacoli e mettersi alla prova con curve strette in salita, oppure si può cercare sui lati la via più semplice, o ancora si può trovare una linea più rettilinea ma piena di ostacoli rappresentati da sassi e pietre di varie dimensioni e soprattutto forme.

 

La tecnica lascia poi lo spazio alla natura, che in questo tratto di appennino presenta castagni e faggete, prati e colline quasi a perdita d’occhio: ogni curva del percorso presenta un diverso angolo della foresta e della vallata.

 

I castagni lasciano poi lo spazio all’allevamento di Vallappero (698 slm) dove mucche e cavalli girano liberi e indisturbati all’interno della ampissima recinzione (per ampissima in questo caso si intende qualche chilometro). Dalla fattoria si può ammirare tutta la valle del Mugello verso il lago di Bilancino, vetta Le Croci, il castello del Trebbio in lontananza e la cresta della Calvana a chiudere il lato destro della tela del quadro che abbiamo davanti.

 

Stando attenti a dove si mettono le ruote, non tanto per le difficoltà tecniche quando per la presenza di numerosissimi “water closed” dove le Limousine (le mucche…non le macchine) possono aver lasciato i loro ricordi, si prosegue sempre sul sentiero 44 lasciandosi alle spalle la fattoria.

Per chi non ama percorrere in discesa lo stesso percorso della salita, non preoccupatevi, faremo solo 400 metri sullo stesso percorso durante il rientro.

 

Dopo neanche un chilometro, sempre in mezzo a boschi e prati, si lascia il sentiero 44, che svolterebbe a destra in salita su una ampia pietraia, per proseguire dritti verso il Coppo a cui si giunge dopo circa 400 metri (i famosi 400 metri che rifaremo anche al rientro).


Subito prima di una bellissima casa nel fitto bosco la carrareccia si impenna così come farebbero le nostre mountain bike se non ci spostassimo prontamente in punta di sella per salire 4 tratti di poche centinaia di metri che ci portano a quota mille in una ventina di minuti.

 

Invece di pensare alla fatica si può pensare all’allenamento che stiamo facendo su tali pendenze, e in ogni caso conviene far volare la mente su quello che ci attende al termine della salita: una discesa mozzafiato e senza grosse difficoltà tecniche; solo divertimento allo stato puro…freeride, potremmo dire.

 

Prima di raggiungere lo 00 si può ammirare una foresta di incredibile bellezza con qualche scorcio sulla valle sottostante e sui monti vicini (Monte Faggio all’Ombrellino la cui forma ricorda quella di un ombrello, Monte Calvi e Monte Alto, tutte cime toccate dal Sentiero degli Dei che da Bologna porta a Firenze).
Raggiunto lo 00, uno sosta con salumi acquistati all’alimentari di Sant’Agata è d’obbligo, soprattutto se affacciati sul balcone che svetta sulla valle a nord verso Bologna: ci si dimentica del quotidiano, degli eventuali stress lavorativi, dei problemi qualunque essi siano.

Lo 00 va percorso sino all’incrocio con il sentiero 44 oppure, per i più temerari, è possibile proseguire per altri 300 metri sino alla vetta per buttarsi (è proprio il caso di dirlo) giù sul sentiero, non segnato, ma ben visibile, che riporta sul tracciato (vedi video collegato in fondo alla pagina per "i temerari").
La salita, dopo qualche curva del toboga, diventa un lontanissimo ricordo: le curve si susseguono destra sinistra, sinistra destra, e ancora destra destra…tornantino a spezzare il ritmo…destra sinistra con sponde alte e quasi tutte percorribili: anche i meno esperti possono mollare un po’ i freni vista la natura del tracciato.

 

Solo un paio di tratti single-track rocciosi rompono, si fa per dire, l’armonia del flow che abbiamo trovato. Qualche chilometro percorso surfando nel toboga ci portano a punti panoramici dove fare un breve sosta per riprendere fiato o raccontare le “imprese” appena compiute…”vedessi…ho sbandato 4 volte…ho saltato il fossetto in impennata…” si sentirà sicuramente dire dall’onnipresente “più bravo” del gruppo.

 

Dopo un tornante secco sulla destra si giunge alla fonte dell’Apparita, dove si può riempire la borraccia, o più probabilmente lo zaino idrico, con acqua di sorgente, prima di affrontare la pietraia che abbiamo intravisto all’andata, terminata la quale ci ritroviamo sopra Vallappero. Andando a sinistra ripercorreremo il tracciato dell’andata, ma lo spirito del biker, soprattutto dopo una discesa di questo tipo, ci porta a riprendere a destra per i 400 percorsi in leggera salita per arrivare fino alla meravigliosa casa nel bosco che farebbe invidia a Heidi e tutte le sue caprette.

 

Si scende ancora per un ampio single track, che presenta qualche insidia sul fondo, per arrivare a Le Isole, struttura ricettiva con tanto di laghetto dove sostare (e pernottare volendo www.leisolemugello.com) prima di affrontare l’ultima parte di questo percorso al limite fra XC e All-Mountain. Appena passata la struttura si ritrova un sentiero in salita che ci riporterebbe a Vallappero; trascurandolo si prosegue sulla strada quanto basta per riprendere fiato per poi tuffarsi verso il fiume per un’altra discesa breve ma adrenalinica su sassi di qualunque forma e dimensione.

 

Passato il fiume si risale nel bellissimo bosco di castagni fino a giungere ad un incrocio con una carrareccia da prendere a sinistra per un altro bellissimo tratto di discesa che si conclude dopo aver costeggiato nuovamente il ruscello con un guado rinfrescante. Siamo nuovamente a Sant’Agata.

 

Chissà se il pioniere che traccio il sentiero si sarebbe immaginato che molti anni, chissà davvero quanti, la sua opera sarebbe servita a far divertire persone vestite con tutine aderenti su velocipedi con 200 mm di escursione e più?

 

Abbiamo percorso questo giro con un simpaticissimo e affiatatissimo gruppo di Vado (G.S. Vado) a giugno 2013.

Gruppo

“Roberto Brunetti – www.bikemoodtours.it

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