Solo il nome incute timore e rispetto, la scheda tecnica rincara la dose con lo slogan 3.200 mt di dislivello. Subito sotto i chilometri…118..come il numero del pronto soccorso: se fosse una gara MTB su un percorso tecnico potremmo tranquillamente accantonare l’idea e lasciare il tutto ai professionisti o almeno semi-professionisti.
Ma, per fortuna, il volantino aggiunge un rassicurante “escursione” seguito da un “100% pedalabile” unito a 3 o 4 giorni, e ci fornisce quindi una diversa chiave di lettura trasformando l’incubo in sogno...
Davvero posso percorrere 118 chilometri partendo dalla stazione di Bologna per raggiungere la stazione di una delle città più belle del mondo con la MTB in fuoristrada attraversando l’appennino sulle antiche vie romane e etrusche? SI!
Da luglio 2013, due accompagnatori AMI Bike hanno ritracciato il percorso, poco conosciuto e soprattutto poco frequentato dai biker. Il percorso ricalca in molti tratti il ben più conosciuto, per non dire famoso, tracciato da percorrere a piedi, ma offre opportune varianti per aggirare le salite non pedalabili come fondo (lunghe scalinate piene di gradoni di roccia) ed eventualmente aggirare le discese troppo impegnative se il gruppo non è disposto a “scarpinare” per lunghi tratti.
Uno dei punti più ricchi di fascino è la Flaminia Militare (o Flaminia Minor): antica strada romana, costruita dal console Gaio Flaminio nel 187 a.C. tra Bononia (Bologna) ed Arretium (Arezzo), la cui esistenza ci è unicamente tramandata da Tito Livio. Il nome Flaminia minore o secunda o altera o Flaminia militare, è stato assegnato dagli studiosi per distinguerla dalla via Flaminia tracciata nel 220 a.C. dal padre di Gaio Flaminio, Gaio Flaminio Nepote, per collegare Roma con Rimini. Evidentemente anche ai romani piacevano riviera romagnola, piadina, tortelini…
Non so se avete letto bene: il padre aveva costruito nel 220 a.C. la via da Roma a Rimini. In pratica i romani hanno costruito, a suon di blocchi di pietra una strada che collegava Roma a Rimini (sono oltre 300 chilometri in linea d’aria) in meno di 30 anni…e oggi, in 30 anni non siamo ancora riusciti a costruire la variante autostradale di valico per unire Firenze a Bologna, città che non distano neanche 60 chilometri in linea d’aria. La cosa impressionante è che in vari punti la strada è ancora visibile, così come i punti di scavo da dove veniva estratta la pietra, ovviamente a mano.
Il tracciato è impegnativo in vari tratti e presenta discese che se per il biker All-mountain sono spettacolari e divertenti, possono essere piene di inside per chi è abituato a tracciati più tranquilli; anche alcune salite nel bosco raggiungono pendenze di tutto rispetto e alcuni tratti su mulattiere presentano qualche gradone che si supera solo con un pizzico di tecnica. Sono sempre 118 chilometri, per il 90% su strade sterrate, mulattiere e single track che attraversano l’appennino toccando quasi quota 1.200; ma questa, secondo noi di AMI Bike, è l’essenza della Mountain Bike.
Volendo si possono tagliare alcuni tratti passando dal più comodo asfalto, ma se non vogliamo sentire il profumo del bosco, incontrare animali selvatici, sporcarci le ruote sul fondo sconnesso, vedere i resti delle strade romane, viaggiare nella natura e perché no, magari scendere dalla bici in alcuni brevi tratti, potremmo anche tranquillamente percorrere la A1 in auto, o, ancora meglio, prendere il treno alta velocità che adesso in 40 minuti ci farebbe fare lo stesso tragitto…già lo stesso tragitto…non lo stesso percorso.
Percorso storico, culturale, tecnico, divertente, panoramico, a tratti rilassante e a tratti impegnativo; in una parola: Epico: un tour epico che unisce due città ricche di storia ripercorrendo antichi valichi appenninici come l’Osteria Bruciata con le sue leggende su streghe e viandandi, come il passo della Futa dove è presente uno dei maggiori cimiteri di guerra del nostro paese, come la linea gotica dove partigiani e tedeschi hanno combattuto nell’ultima guerra oppure Monte Adone e Monte Venere che ci riportano alle divinità del passato, oppure ancora il convento di Monte Senario che domina Firenze e il Mugello arroccato sullo “00” a oltre 900 metri di altezza.
L’avventura parte per Massimiliano (il nostro track-tester… più figo da dire, ma comunque sinonimo di cavia) e me dal Mugello dove risiediamo con il treno San Piero a Sieve – Bologna dove comincia anche l’avventura per Nicola, accompagnatore diplomato AMI Bike dotato di macchina fotografica professionale e tanta voglia di avventura come noi.
Già alla partenza si respira un clima incredibile: 3 biker che partono per una avventura sono peggio dei bambini davanti alle pozze di fango. Nicola già in via Indipendenza (due minuti dalla stazione) inizia a fare le penne (impennare), mentre Max prova il superamento di ostacoli urbani con tanto di bici da enduro con pedale flat e abbigliamento da freeride.
Dopo un ristoro forzato (il treno era in ritardo di oltre due ore rispetto alla tabella di marcia) in pieno centro inizia il tour epico, prima sotto i portici di Bologna, poi all’interno delle viuzze del centro, poi verso l’acquedotto romano. Da qui le gomme iniziano ad assaporare lo sterrato, dapprima nel parco Talon per poi proseguire sugli argini e sulle sponde verso Sasso Marconi.
La strada inizia a farsi panoramica per seguire le dolci colline bolognesi e fra una chiacchera, un passaggio tecnico, una pedalata, molte foto arriviamo sotto Monte Adone: non è una montagna alta modello Monte Olimpo, ma la sua forma e il fatto che siamo entrati nel sentiero degli dei, circonda tutti noi di quello strano alone di mistero riservato solo a divinità del passato.
In realtà prima di Monte Adone si incrocia Monte del Frate e ancora prima i Prati di Mugnano che ci impegnano in due belle pettate (toscano per salite ripide) per poi darci respiro lungo una bellissima strada sterrata in mezzo a boschi e splendide case di campagna.
Un po’ di asfalto consente di riposarci mentre ci avviciniamo al primo terzo di percorso: la strada senza traffico ci consente di rilassarci e scambiarci qualche commento sulla giornata che sta per terminare. Non mancano le perlustrazioni ai sentieri che consentono di evitare l’asfalto.
Arriviamo per le 19 a Monzuno dove ci attende il nostro primo albergo e la nostra prima cena: l’hotel testimonia come esistono ancora posti incredibili, dove con due lire (diciamo pure due Euro) si può cenare non solo bene, ma anche in abbondanza e si può dormire nella quiete di un paesino dove la vita sembra essersi fermata a qualche anno fa.
Partenza con tutta calma al mattino per affrontare la seconda tappa, la più impegnativa in quanto ci consentirà di salire sopra i mille metri per affrontare quattro o cinque cime che toccano e superano i 1.200 mt. slm. Il bello di una escursione è godersi qualunque momento della giornata, dalla colazione al primo giro di pedale, al balcone fiorito della signora del paese, alla fontana che incontriamo sul tracciato, al tratto tecnico, alla vista di qualche animale selvatico.
Tra l’altro il nostro obiettivo era di scoprire varianti adatte a tutti per evitare tratti “impossibili” oppure varianti divertenti per evitare punti “noiosi” quindi ogni bivio veniva attentamente valutato su carta e su GPS per decidere se andare a scoprire la variante o proseguire sulla via principale. Volevamo rimanere fedeli il più possibile al tracciato ufficiale, ma allo stesso tempo evitare l’asfalto o le strade bianche godendoci i single-track, senza però esagerare con la parte tecnica visto che comunque avremmo affrontato numerosi tratti tecnici nel versante toscano dell’appennino.
Il lungo tratto a quota relativa, con numerosi saliscendi ci consente di ammirare il panorama, di fare un po’ la gamba in salita, ma anche di iniziare a divertirci nelle discese. La salita fino a 937 metri di Poggio Santa Croce ci consente di aprire anche un po’ il gas in discesa verso Madonna dei Fornelli.
Sosta rifocillante a metà mattina e via di nuovo nel bosco verso i resti della Flaminia Militare romana. Appena giunti sul posto, dove aver passato la cava da dove migliaia di uomini hanno recuperato e lavorato le pietre una ad una per poi posarle sull’antico tracciato, al primo attimo di silenzio, i brividi ci assalgono: il luogo è bellissimo, ricco di fascino e di storia; sembrava di vedere i romani vestiti come la televisione e i film ci hanno insegnato, che si passavano le pietre da posare meticolosamente in terra. Un momento che credo nessuno di noi tre dimenticherà.
Le cime si susseguono: Monte dei Ciucchi, Pian Balestra, Monte Bastione, Monte Luario, Piana degli Ossi e poi via ancora su verso i 1.202 di Le Banditacce per poi lanciarsi verso il Passo della Futa dove ci raggiunge Jacopo, altro accompagnatore AMI Bike, che purtroppo non poteva prendere parte alla prima giornata di viaggio.
Il panino al prosciutto e formaggio al passo della Futa non ha prezzo, così come una visita al cimitero monumentale poco distante dal passo.
Riprese le forze si risale verso il Monte Gazzarro, l’ultima vetta che toccheremo nella seconda giornata. In realtà una variante tecnica in discesa ci consente di divertici un po’ ed evitare la vetta che ci avrebbe poi costretto ad una camminata a piedi. Questa variante è una delle tante che abbiamo previsto per aumentare il divertimento ed evitare un tratto che ha veramente poco senso percorrere in mountain bike.
Si arriva in breve al passo dell’Osteria Bruciata dove un'antica leggenda, raccontata dagli anziani in tutto l'alto Mugello, narra la storia di una malfamata osteria dove i viandanti erano attesi, in altri tempi, da una tristissima sorte. I poveri pedoni che con gran fatica riuscivano a raggiungere il crinale tra le vallate della Sieve e del Santerno, trovano proprio sul valico una locanda che a prima vista poteva apparire davvero un agognato punto di ristoro. Ma gli usi di quella osteria, sempre secondo la truculenta leggenda, erano tali da far rimpiangere ai pellegrini di non essersi tenuti alla larga da tanto orribile albergo. Nella notte poteva capitare che i viandanti fossero uccisi per uno scopo che non sfigurerebbe davvero come motivo ispiratore di un film dell'horror: le loro carni servivano da vivanda per i clienti del giorno successivo.
Verità o fantasia, l’Osteria Bruciata è una delle discese più belle e lunghe del versante mugellano dell’appennino: oltre 9 chilometri di discesa veloce ci portano a Sant’Agata. Single track, pietraia, mulattiera, due tratti rocciosi, un lunga discesa in un canale sono solo alcuni degli ingredienti dell’Osteria Bruciata vista dal biker moderno: adrenalina allo stato puro su un sentiero CAI che non poteva che avere il numero 46 di Valentino!
Si arriva a San Piero a Sieve, sede di Bikemoodtours.it, il gruppo specializzato in tour in mountain bike nella zona del Mugello e Val di Sieve. Sul sito www.bikemoodtours.it si trovano le schede tecniche di percorsi per tutte le tipologie di biker nonché un blog delle uscite e attività che vengono svolte: dai tour accompagnati, alle lezioni di tecnica, alla pulizia dei sentieri della zona.
Una cena a base di bistecca alla fiorentina in un ristorantino tipico non può mancare per integrate le proteine necessarie alla ricostruzione dei muscoli che hanno appena terminato una tappa bellissima.
L’indomani si riparte verso Monte Senario, antico convento eretto nel 1234 a 900 mt di quota sulla cresta dell’appennino che separa la valle di Firenze da quella del Mugello. E’ possibile ammirare il profilo degli appennini che sono stati attraversati il giorno prima e che poi si spingono fino al Monte Falterona (da dove nasce l’Arno, il fiume di Dante) così come la catena della Calvana sulla quale si snodano numerosi percorsi proposti dal team di Bikemoodtours.it.
Per arrivare ai 900 mt di Monte Senario, il percorso tracciato previsto nei tre giorni evita una salita e relativa discesa verso il castello del Trebbio che merita sicuramente una visita nel caso di tour da quattro giorni. La salita verso il convento è nella prima parte relativamente tranquilla su carrareccia per poi diventare tecnica e interessante nella seconda parte. Tra l’altro questa parte del tracciato della Via degli Dei trekking è complemente non segnalato.
Una sosta con foto all’Abbazia del Buonsollazzo è d’obbligo così come una prova di salita alla Croce di Melago sulla pietraia è un buon momento per far riposare i meno interessati ai tratti tecnici.
Da Monte Senario si scende fino al Passo delle Croci dove abbiamo previsto una sosta per rifocillarsi e godere del panorama su Firenze e sulla vallata. Ormai il profumo di Firenze è nell’aria e solo la tappa di Fiesole, la città etrusca, ci separa da Piazza Duomo, via Calzaiuoli, il Ponte Vecchio, palazzo Pitti, i vicoli del centro, i lungarni, piazza Santa Croce e ovviamente la Stazione, punto di arrivo di questo tour pieno di tutto.
Abbiamo dedicato un sito a questo tour con descrizioni delle varie location perché crediamo che, almeno una volta nella vita, valga la pena percorrerlo: www.laviadeglidei.it. La versione inglese www.thepathofthegods.it è dedicata invece al pubblico straniero che speriamo, dove questo lavoro, inizi a frequentare anche in MTB e non solo a piedi questo giro spettacolare che mixa cultura, divertimento, storia, religione.
Sito IT: www.laviadeglidei.it
Sito EN: www.thepathofthegods.it
Roberto Brunetti